Card. Corrado Ursi
Storia e Teologia
Cardinale Corrado Ursi (1908-2003) -
Arcivescovo Emerito di Napoli
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"Signore agli artisti tu affidi la missione di rivelare lo splendore del Tuo Volto. Fa che le loro opere portino all'umanità un messaggio di pace e di speranza." E' questa l'invocazione che la Sacra Liturgia rivolge a Dio nel Vespro di Martedì terza settimana del tempo ordinario. Lo splendore del Volto di Dio! Esso si diffonde in tutte le creature: nei minerali, nei vegetali, negli animali, particolarmente negli uomini, Sua immagine e somiglianza; ancor più negli Angeli; e soprattutto nell''Uomo-Dio che raggiunge nel mistero, il fulgore divino, nel Risorto, " splendore della gloria del Padre", accanto alla Vergine Madre assunta in Cielo. Lo splendore del Volto di Dio viene percepito e proiettato nei Beati, in coloro cioè che " partecipano alla sorte dei santi nella luce" (Colossesi, 1, 12), luce ineffabile che la si individua non nei mortali, ma negli esseri glorificati. Un riverbero lo si contempla nei fanciulli, nei quali i fermenti del male non appannano il candore dell'innocenza battesimale. Ora la luce del divino si esprime nel vero, nel bello e nel buono più che all'occhio materiale, all'intelligenza, alla grazia e vibra nella gioia. L'arte infatti si definisce l'espressione del vero negli splendori del bello. In essa freme quel mistero che muove il cuore nel divino. L'arte iconografica raggiunge nel modo più evidente l'incanto della luce. Canta il salmo 35 "è in te la sorgente della vita, alla tua luce vedremo la Luce". E' essenziale per l'icona il palpito della luce e la vibrazione della gioia come esigenza della vita che è grazia divina. L'iconografo, nato nell'Oriente, sente per istinto il bisogno della contemplazione. Egli medita a lungo, profondamente concepisce ed elabora il soggetto da creare ed effettuare; ne sente esultanza nell'orazione, rivolge invocazioni al Signore per giornate e giornate in un clima di intensa fede e palpitante amore; contemporaneamente purifica la sua anima usando di penitenze anche corporali. La sua ascesi, così, raggiunge una vera e propria trasfigurazione. I mezzi della tecnica, originalissimi, operano una trasparenza, i cui segreti sono in un cuore puro, assetato del divino. Ad un occhio superficiale l'icona bizantina sembra stilizzata, fredda e statica. Ma chi la incontra con un pizzico di contemplazione, a lungo ne sente il fascino di una creazione artistica fatta di semplicità, di essenzialità e di una vita eloquente che trascina in un mondo fatto cielo e terra. L'orante dell'Oriente nell'iconostasi esprime col bacio, dato all'icona, non soltanto venerazione, ma sentita comunione con Dio, con Cristo, con la Vergine, con gli Angeli e con i Santi, si nutre del soprannaturale, guardando alle raffigurazioni specialmente pittoriche. L'orante dell'Occidente, invece guarda generalmente con un certo distacco immagini e immaginette, spesso emotive, in cui non si intravede qualcosa di trascendente, di fervida devozione. Nel nostro tempo si nota una scoperta delle icone. Piace, infatti, lo stile delicato, sereno, dolce, e anche significativo di quelle immagini che sono tutt'occhi e che paiono specchiarsi in un mondo vasto e in una profondità abissale, inondazione di pensiero indagatore e vivo. L'orante dal cuore puro, oppure tormentato, non resta indifferente, ma si interroga, si allieta oppure si placa. I superficiali, però, ammirano l'esterno, l'aspetto formale dell'immagine, ma a loro sfugge il contenuto, che ha sostanza spirituale. Purtroppo la produzione iconografica viene invasa dalla sete commercialistica, che poi minaccia di turbare e travisare o modernizzare immagini purissime. L'artista , Angelo Vaccarella, pittore oltre che di professione, di intuito e di amore, si appassiona a riprodurre icone celebri con fedeltà, cerca di scoprirne la peculiarità, di coglierne i segreti delle tecniche, che sono ancora impervie, nella magia dei colori che hanno tutti significati simbolici. Lo specifico dell'icona però, sembra essere la luce, non una luce violenta, artefatta, ma una luminosità che ha del soprannaturale. C'è quasi una certa velatura che è assieme luce e brio. Angelo Vaccarella è dotato di un'anima mistica, portata alla contemplazione e alla preghiera, Egli si nutre della Parola di Dio. Per questo le sue icone hanno, si un certo pallore, ma vibrano del brio della luce. Concludendo, penso che il linguaggio delle icone giovi alla spiritualità cristiana degli artisti e degli oranti anche occidentali. La Chiesa canta nella liturgia delle Ore, (Lodi della prima settimana ordinaria): "la gloria del tuo volto splenda su un mondo nuovo".
Corrado Card. Ursi