Anno Giubilare Corradiano
Esercizi Spirituali
Anno Giubilare Corradiniano
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Collegio di Maria - Palma di Montechiaro - Agrigento
Anno Giubilare Corradiniano
Peregrinatio del Servo di Dio
Card. Pietro Marcellino CORRADINI
Incontro di lectio-preghiera con l'iconografo Angelo Vaccarella
L'icona della Sacra Famiglia
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Di seguito è riportata una breve sintesi dell'incontro:
La Sacra Famiglia esprime l'immagine terrena della Santissima Trinità, modello e figura di tutte le famiglie umane. Essa vuole rappresentare il Mistero della vita umile e nascosta di Gesù, Maria e Giuseppe. Possiamo quindi collocarla nell'episodio di Gesù a dodici anni nel Tempio a Gerusalemme (cf. Lc 2, 39-52). Allora prima di iniziare la lettura dell'icona, ascoltiamo il brano biblico tratto dal Vangelo di San Luca (2, 39-52), che narra questo momento particolare della vita di Gesù, perché il primo incontro è sempre con Parola viva, che ci interpella, ci orienta e ci plasma l'esistenza, trasformandoci in servi dell'annuncio.
Lettura del brano del Vangelo secondo San Luca (2, 39-52)
"Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui. I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". Ed egli rispose: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". Ma essi non compresero le sue parole. Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini."
Questa icona presenta la Famiglia di Gesù come "modello sublime di vita familiare", a motivo della santità dei suoi membri, uno dei quali è addirittura l'eterno Figlio di Dio. Ciascuno di noi qui presenti è un figlio, alcuni sono anche padri o madri. Proviamo allora tutti a pensare le parole di S. Paolo rivolte ai Colossesi (Col 3, 12-13): "Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi." L'Apostolo dunque, ci invita a rivestirci di alcune virtù e cioè di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza.
Pensiamo che bella famiglia è quella in cui queste virtù, con la grazia di Dio e la buona volontà, sono vissute da tutti i suoi membri. In molte famiglie, invece, c'è sempre nell'aria elettricità, incomprensione, arroganza, e può diventare insopportabile vivere, e in certi casi può diventare anche un inferno.
Entriamo ora per qualche istante nel silenzio e deponiamo ai piedi della Santa Famiglia di Nazaret, le nostre famiglie, ma soprattutto tutte quelle famiglie in cui regna la separazione, il rancore e l'odio. Affidiamole a Maria, Giuseppe e il Bambino, perché esse siano custodite nell'amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e perché sappiano vivere al loro interno, l'amore reciproco, il dono scambievole dell'uno verso l'altro, per essere immagine viva della presenza di Dio nel mondo.
O Dio, nostro Padre, che nella santa Famiglia ci hai dato un vero modello di vita, fa che nelle nostre famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore, perché, riuniti insieme nella tua casa, possiamo godere la gioia senza fine.
A Giuseppe viene affidata la cura del Figlio di Dio e della Vergine Madre. La sua testa, dolcemente reclinata su quella di Maria, e l'aureola, segno di santità, fusa con quella della sua sposa, sono segno di quell'amore sposale, sacramento e sorgente di santificazione, figura dell'unione fra Cristo e la sua Chiesa.
Per questo la mano di Giuseppe, appoggiata sopra la spalla di Maria, non vuole esprimere "possesso" ma delicata protezione.
Così come lo conferma il gesto dell'altra mano, che si trova sotto quella della Vergine e del Bambino, per formare con queste, un'altra parola di rivelazione: è Dio che benedice l'unione sponsale. Il matrimonio di Giuseppe e Maria fu unico nel suo genere. Nessuno può ripeterlo. Essi unirono le loro esistenze davanti a Dio, per aiutarsi, amarsi ed essere, l'uno per l'altra, causa di santificazione. Qui la sposa ha una qualità inimitabile: è immacolata (Questo dogma è simboleggiato dalle tre stelle sul manto e sulla testa di Maria). Dio l'ha ricolmata di grazia più che qualsiasi altra creatura e Giuseppe ne ebbe piena coscienza della grandezza dell'anima che gli era stata affidata.
Alcuni, oggi specialmente, pensano che l'amore è semplicemente una attrazione reciproca, pensano che l'amore è semplice istinto. E' un modo sbagliato di pensare l'amore. L'amore è dono volontario di sé all'altro e agli altri. L'amore più perfetto è quello di Gesù. E Gesù come ha amato il Padre? Facendo la sua volontà; e come ha amato noi? Donando la sua vita per noi fino alla morte di croce. Invece oggi è di moda dire: "Come possiamo stare insieme se non ci amiamo più?".
Molti hanno in testa un concetto sbagliato di amore anche nei confronti di Dio. Tanti dicono: "Vado a Messa quando mi sento", come a dire: "Amo Dio quando mi sento". Il concetto giusto e vero dell'amore di Dio ce lo insegna Gesù, quando dice: "Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore", "Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando" (Gv. 15,10.14). Gesù non abbina amore e istinto, ma amore e comandamento. Così, l'amore vero tra i coniugi e tra genitori e figli, è quello che si esprime, non nel possedere l'altro, mal nel donarsi all'altro e nel sopportarsi a vicenda, e nel perdonarsi scambievolmente.
Signore Dio, noi ti preghiamo che le famiglie cristiane non si chiudano in se stesse nel loro isolamento egoistico o nel loro orgoglio mortificato, ma tutte siano accoglienti nell'interessarsi dei problemi di tutti, siano coraggiose nell'offrire la loro collaborazione per risolverli in senso evangelico. Che tutte le famiglie abbiano lo spazio vitale necessario per vivere in una casa, abbiano una tavola dove non manchi il pane e soprattutto la gioia della condivisione tra genitori e figli e la speranza per un futuro migliore che nasce dalla fede.
Carica di tenerezza e di serena confidenza, la Madre di Dio è qui anche donna, creatura umana, con la testa poggiata al viso di Giuseppe. Ella si abbandona alla protezione del suo sposo in un amore puro, mentre contempla il Figlio.
La mano della Madre di Dio è quella della Vergine "Odighìtria", cioè Colei che segue e indica Cristo via, verità e vita.
Maria dovette avere una fiducia non comune in Giuseppe, per trascinarlo con sé in un'avventura destinata a sconvolgere tutta la loro esistenza. "Ti saluto, o piena di grazia!", Maria non poté nascondere questo titolo giuntole dal cielo, causa dell'angoscia sopportata da Giuseppe quando dovette prendere una decisione riguardo alla sua sposa che gli si rivelò incinta. Con l'incarnazione Dio è venuto a prendere possesso del tesoro che Maria e Giuseppe avevano più caro, il loro personale ed intimo progetto di amore, e lo ha fatto senza avvertirli. Come tutti gli innamorati di tutti i tempi, Maria e Giuseppe, al momento del loro fidanzamento facevano sogni di felicità. Dio però superò tutti i loro desideri. Che cosa portavano essi nel loro corredo di nozze? Ma che importa saperlo? La felicità non è commisurata ai beni materiali, ma alla grandezza del cuore.
Mi piace la tua famiglia, Gesù, perché fin dagli inizi ha provato le traversie ed i passaggi dolorosi delle famiglie di ogni tempo. La trovo così vicina a tante famiglie che devono scappare, fuggire, per difendere la vita dei figli dalla violenza e dall'arroganza dei potenti, dalle lacerazioni e dagli strascichi della guerra, dalla paura e dall'angoscia riguardo al domani. Mi piace la tua famiglia, Gesù, perché si respira l'aria della fede.
Crea in noi, Signore, il silenzio per ascoltare la tua voce, penetra nei nostri cuori con la spada della tua Parola, perché alla luce della tua sapienza, possiamo valutare le cose terrene ed eterne, e diventare liberi e poveri per il tuo regno, testimoniando al mondo che tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace.
Gesù qui non è il "Figlio fatto carne", perché in questo caso la mano di Giuseppe non potrebbe avvicinarsi tanto a quella di Maria come se il Figlio fosse frutto della sua unione.
La mano del Bambino si raccoglie in quella di Maria, mentre quella di Giuseppe appena la tocca, confermando così che l'unico legame con l'umanità passa per la Vergine Maria.
La mano sinistra del Bambino non ha il rotolo della Scrittura. Se la destra benedice come avviene nelle altre icone, la sinistra rivela l'oggetto immediato del gesto di benedizione: l'unione sponsale. La mano del Figlio non si appoggia sopra quelle mani di Maria e Giuseppe; ma s'introduce in quella della Madre, stabilendo con lei un contatto e una relazione più diretta e intima.
Famiglia di Nazareth, modello per ogni famiglia. Tre persone unite dal legame profondissimo della fede, cioè dalla relazione con Dio, e fuse insieme dall'amore. Amore che viene loro partecipato in modo invisibile ma reale da quel bambino, da quel ragazzo che è Dio con loro, il nodo vitale che li stringe e fa di Maria e di Giuseppe due persone innamorate l'una dell'altra e incredibilmente unite. Maria e Giuseppe c'insegnino ad amarci e ad amare il Figlio che ci è donato!
"Quando ebbe dodici anni, rimase nel Tempio, e i suoi genitori impiegarono ben tre giorni per ritrovarlo. Con quel gesto fece loro comprendere che egli si doveva "occupare delle cose del Padre suo", cioè della missione affidatagli da Dio (cfr Lc 2,41-52). Questo episodio evangelico rivela la più autentica e profonda vocazione della famiglia: quella cioè di accompagnare ogni suo componente nel cammino di scoperta di Dio e del disegno che Egli ha predisposto nei suoi riguardi. Maria e Giuseppe hanno educato Gesù prima di tutto con il loro esempio: nei suoi Genitori, Egli ha conosciuto tutta la bellezza della fede, dell'amore per Dio e per la sua Legge, come pure le esigenze della giustizia, che trova pieno compimento nell'amore (cfr Rm 13,10). Da loro ha imparato che in primo luogo occorre fare la volontà di Dio, e che il legame spirituale vale più di quello del sangue. La santa Famiglia di Nazaret è veramente il "prototipo" di ogni famiglia cristiana che, unita nel Sacramento del matrimonio e nutrita dalla Parola e dall'Eucaristia, è chiamata a realizzare la stupenda vocazione e missione di essere cellula viva non solo della società, ma della Chiesa, segno e strumento di unità per tutto il genere umano." (Benedetto XVI - Angelus - Piazza San Pietro - Domenica, 31 dicembre 2006)
Il nostro mondo e anche la nostra Chiesa hanno bisogno di ritrovare l'unità e l'armonia in molte famiglie sull'esempio della santa famiglia di Nazareth, perché la pace, la pace del Signore, si manifesti in esse, superando discordie, rotture, incomprensioni e difficoltà di ogni genere. Specialmente i genitori e gli educatori dei giovani, oggi, sentono vivo, pieno di responsabilità e pesante il loro compito educativo nella crescita, nella formazione e maturazione delle nuove generazioni, che spesso fa loro provare un senso di incapacità e di impotenza, li scoraggia e li mortifica davanti alle difficoltà e ai problemi sempre nuovi che si affacciano all'orizzonte della società. Aiuta, Signore, le famiglie in crisi e ottieni loro un amore capace di perdono e di speranza; oggi non c'è povertà di pane, c'è povertà di amore; ottieni loro, lo chiediamo con fede, il dono dell'amore vero; e la vita fiorirà ancora.
Il Dio dei cristiani non è un solitario, ma una famiglia. In Dio sono tre persone distinte e insieme congiunte in una danza e in un abbraccio così vertiginoso da essere uno. Dio ha creato l'uomo a sua immagine. Quindi ha plasmato la famiglia come riflesso e riproduzione in piccolo della famiglia divina, la Trinità. La famiglia, appunto, come "comunità d'amore". Non un amore qualunque, ma trinitario: dove cioè l'amore che circola al suo interno e lega i suoi membri deriva dall'amore che arde nel seno della Trinità e imita i rapporti tra le Persone divine.
L'icona non si può dire mai del tutto compiuta; l'ultimo tocco spetta a chi la guarda, a chi si pone innanzi ad essa con atteggiamento di umile ascolto. Tutta la storia dell'umanità si anima e prende vita attorno a questo evento: Dio ha preso un volto d'uomo e tale Volto è il luogo privilegiato della sua Rivelazione.
"Dio, dal Quale proviene ogni paternità in cielo e in terra, Padre, che sei Amore e Vita, fa' che ogni famiglia umana sulla terra diventi - mediante il tuo Figlio, Gesù Cristo, "nato da Donna", e mediante lo Spirito Santo - sorgente di divina carità, un vero santuario della vita e dell'amore per le generazioni che sempre si rinnovano. Fa' che la tua grazia guidi i pensieri e le opere dei coniugi verso il bene delle loro famiglie e di tutte le famiglie del mondo. Fa' che le giovani generazioni trovino nella famiglia un forte sostegno per la loro umanità e la loro crescita nella verità e nell'amore. Fa' che l'amore, rafforzato dalla grazia del sacramento del matrimonio, si dimostri più forte di ogni debolezza e di ogni crisi, attraverso le quali, a volte, passano le nostre famiglie. Fa' infine, te lo chiediamo per intercessione della Sacra Famiglia di Nazaret, che la Chiesa in mezzo a tutte le Nazioni della terra, possa compiere fruttuosamente la sua missione, nella famiglia e mediante la famiglia. Per Cristo nostro Signore, che è la via, la verità e la vita, nei secoli dei secoli. Amen." (Giovanni Paolo II)
Lettura del brano del Vangelo secondo San Luca (2, 39-52)
"Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui. I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". Ed egli rispose: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". Ma essi non compresero le sue parole. Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini."
Questa icona presenta la Famiglia di Gesù come "modello sublime di vita familiare", a motivo della santità dei suoi membri, uno dei quali è addirittura l'eterno Figlio di Dio. Ciascuno di noi qui presenti è un figlio, alcuni sono anche padri o madri. Proviamo allora tutti a pensare le parole di S. Paolo rivolte ai Colossesi (Col 3, 12-13): "Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi." L'Apostolo dunque, ci invita a rivestirci di alcune virtù e cioè di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza.
Pensiamo che bella famiglia è quella in cui queste virtù, con la grazia di Dio e la buona volontà, sono vissute da tutti i suoi membri. In molte famiglie, invece, c'è sempre nell'aria elettricità, incomprensione, arroganza, e può diventare insopportabile vivere, e in certi casi può diventare anche un inferno.
Entriamo ora per qualche istante nel silenzio e deponiamo ai piedi della Santa Famiglia di Nazaret, le nostre famiglie, ma soprattutto tutte quelle famiglie in cui regna la separazione, il rancore e l'odio. Affidiamole a Maria, Giuseppe e il Bambino, perché esse siano custodite nell'amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e perché sappiano vivere al loro interno, l'amore reciproco, il dono scambievole dell'uno verso l'altro, per essere immagine viva della presenza di Dio nel mondo.
O Dio, nostro Padre, che nella santa Famiglia ci hai dato un vero modello di vita, fa che nelle nostre famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore, perché, riuniti insieme nella tua casa, possiamo godere la gioia senza fine.
A Giuseppe viene affidata la cura del Figlio di Dio e della Vergine Madre. La sua testa, dolcemente reclinata su quella di Maria, e l'aureola, segno di santità, fusa con quella della sua sposa, sono segno di quell'amore sposale, sacramento e sorgente di santificazione, figura dell'unione fra Cristo e la sua Chiesa.
Per questo la mano di Giuseppe, appoggiata sopra la spalla di Maria, non vuole esprimere "possesso" ma delicata protezione.
Così come lo conferma il gesto dell'altra mano, che si trova sotto quella della Vergine e del Bambino, per formare con queste, un'altra parola di rivelazione: è Dio che benedice l'unione sponsale. Il matrimonio di Giuseppe e Maria fu unico nel suo genere. Nessuno può ripeterlo. Essi unirono le loro esistenze davanti a Dio, per aiutarsi, amarsi ed essere, l'uno per l'altra, causa di santificazione. Qui la sposa ha una qualità inimitabile: è immacolata (Questo dogma è simboleggiato dalle tre stelle sul manto e sulla testa di Maria). Dio l'ha ricolmata di grazia più che qualsiasi altra creatura e Giuseppe ne ebbe piena coscienza della grandezza dell'anima che gli era stata affidata.
Alcuni, oggi specialmente, pensano che l'amore è semplicemente una attrazione reciproca, pensano che l'amore è semplice istinto. E' un modo sbagliato di pensare l'amore. L'amore è dono volontario di sé all'altro e agli altri. L'amore più perfetto è quello di Gesù. E Gesù come ha amato il Padre? Facendo la sua volontà; e come ha amato noi? Donando la sua vita per noi fino alla morte di croce. Invece oggi è di moda dire: "Come possiamo stare insieme se non ci amiamo più?".
Molti hanno in testa un concetto sbagliato di amore anche nei confronti di Dio. Tanti dicono: "Vado a Messa quando mi sento", come a dire: "Amo Dio quando mi sento". Il concetto giusto e vero dell'amore di Dio ce lo insegna Gesù, quando dice: "Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore", "Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando" (Gv. 15,10.14). Gesù non abbina amore e istinto, ma amore e comandamento. Così, l'amore vero tra i coniugi e tra genitori e figli, è quello che si esprime, non nel possedere l'altro, mal nel donarsi all'altro e nel sopportarsi a vicenda, e nel perdonarsi scambievolmente.
Signore Dio, noi ti preghiamo che le famiglie cristiane non si chiudano in se stesse nel loro isolamento egoistico o nel loro orgoglio mortificato, ma tutte siano accoglienti nell'interessarsi dei problemi di tutti, siano coraggiose nell'offrire la loro collaborazione per risolverli in senso evangelico. Che tutte le famiglie abbiano lo spazio vitale necessario per vivere in una casa, abbiano una tavola dove non manchi il pane e soprattutto la gioia della condivisione tra genitori e figli e la speranza per un futuro migliore che nasce dalla fede.
Carica di tenerezza e di serena confidenza, la Madre di Dio è qui anche donna, creatura umana, con la testa poggiata al viso di Giuseppe. Ella si abbandona alla protezione del suo sposo in un amore puro, mentre contempla il Figlio.
La mano della Madre di Dio è quella della Vergine "Odighìtria", cioè Colei che segue e indica Cristo via, verità e vita.
Maria dovette avere una fiducia non comune in Giuseppe, per trascinarlo con sé in un'avventura destinata a sconvolgere tutta la loro esistenza. "Ti saluto, o piena di grazia!", Maria non poté nascondere questo titolo giuntole dal cielo, causa dell'angoscia sopportata da Giuseppe quando dovette prendere una decisione riguardo alla sua sposa che gli si rivelò incinta. Con l'incarnazione Dio è venuto a prendere possesso del tesoro che Maria e Giuseppe avevano più caro, il loro personale ed intimo progetto di amore, e lo ha fatto senza avvertirli. Come tutti gli innamorati di tutti i tempi, Maria e Giuseppe, al momento del loro fidanzamento facevano sogni di felicità. Dio però superò tutti i loro desideri. Che cosa portavano essi nel loro corredo di nozze? Ma che importa saperlo? La felicità non è commisurata ai beni materiali, ma alla grandezza del cuore.
Mi piace la tua famiglia, Gesù, perché fin dagli inizi ha provato le traversie ed i passaggi dolorosi delle famiglie di ogni tempo. La trovo così vicina a tante famiglie che devono scappare, fuggire, per difendere la vita dei figli dalla violenza e dall'arroganza dei potenti, dalle lacerazioni e dagli strascichi della guerra, dalla paura e dall'angoscia riguardo al domani. Mi piace la tua famiglia, Gesù, perché si respira l'aria della fede.
Crea in noi, Signore, il silenzio per ascoltare la tua voce, penetra nei nostri cuori con la spada della tua Parola, perché alla luce della tua sapienza, possiamo valutare le cose terrene ed eterne, e diventare liberi e poveri per il tuo regno, testimoniando al mondo che tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace.
Gesù qui non è il "Figlio fatto carne", perché in questo caso la mano di Giuseppe non potrebbe avvicinarsi tanto a quella di Maria come se il Figlio fosse frutto della sua unione.
La mano del Bambino si raccoglie in quella di Maria, mentre quella di Giuseppe appena la tocca, confermando così che l'unico legame con l'umanità passa per la Vergine Maria.
La mano sinistra del Bambino non ha il rotolo della Scrittura. Se la destra benedice come avviene nelle altre icone, la sinistra rivela l'oggetto immediato del gesto di benedizione: l'unione sponsale. La mano del Figlio non si appoggia sopra quelle mani di Maria e Giuseppe; ma s'introduce in quella della Madre, stabilendo con lei un contatto e una relazione più diretta e intima.
Famiglia di Nazareth, modello per ogni famiglia. Tre persone unite dal legame profondissimo della fede, cioè dalla relazione con Dio, e fuse insieme dall'amore. Amore che viene loro partecipato in modo invisibile ma reale da quel bambino, da quel ragazzo che è Dio con loro, il nodo vitale che li stringe e fa di Maria e di Giuseppe due persone innamorate l'una dell'altra e incredibilmente unite. Maria e Giuseppe c'insegnino ad amarci e ad amare il Figlio che ci è donato!
"Quando ebbe dodici anni, rimase nel Tempio, e i suoi genitori impiegarono ben tre giorni per ritrovarlo. Con quel gesto fece loro comprendere che egli si doveva "occupare delle cose del Padre suo", cioè della missione affidatagli da Dio (cfr Lc 2,41-52). Questo episodio evangelico rivela la più autentica e profonda vocazione della famiglia: quella cioè di accompagnare ogni suo componente nel cammino di scoperta di Dio e del disegno che Egli ha predisposto nei suoi riguardi. Maria e Giuseppe hanno educato Gesù prima di tutto con il loro esempio: nei suoi Genitori, Egli ha conosciuto tutta la bellezza della fede, dell'amore per Dio e per la sua Legge, come pure le esigenze della giustizia, che trova pieno compimento nell'amore (cfr Rm 13,10). Da loro ha imparato che in primo luogo occorre fare la volontà di Dio, e che il legame spirituale vale più di quello del sangue. La santa Famiglia di Nazaret è veramente il "prototipo" di ogni famiglia cristiana che, unita nel Sacramento del matrimonio e nutrita dalla Parola e dall'Eucaristia, è chiamata a realizzare la stupenda vocazione e missione di essere cellula viva non solo della società, ma della Chiesa, segno e strumento di unità per tutto il genere umano." (Benedetto XVI - Angelus - Piazza San Pietro - Domenica, 31 dicembre 2006)
Il nostro mondo e anche la nostra Chiesa hanno bisogno di ritrovare l'unità e l'armonia in molte famiglie sull'esempio della santa famiglia di Nazareth, perché la pace, la pace del Signore, si manifesti in esse, superando discordie, rotture, incomprensioni e difficoltà di ogni genere. Specialmente i genitori e gli educatori dei giovani, oggi, sentono vivo, pieno di responsabilità e pesante il loro compito educativo nella crescita, nella formazione e maturazione delle nuove generazioni, che spesso fa loro provare un senso di incapacità e di impotenza, li scoraggia e li mortifica davanti alle difficoltà e ai problemi sempre nuovi che si affacciano all'orizzonte della società. Aiuta, Signore, le famiglie in crisi e ottieni loro un amore capace di perdono e di speranza; oggi non c'è povertà di pane, c'è povertà di amore; ottieni loro, lo chiediamo con fede, il dono dell'amore vero; e la vita fiorirà ancora.
Il Dio dei cristiani non è un solitario, ma una famiglia. In Dio sono tre persone distinte e insieme congiunte in una danza e in un abbraccio così vertiginoso da essere uno. Dio ha creato l'uomo a sua immagine. Quindi ha plasmato la famiglia come riflesso e riproduzione in piccolo della famiglia divina, la Trinità. La famiglia, appunto, come "comunità d'amore". Non un amore qualunque, ma trinitario: dove cioè l'amore che circola al suo interno e lega i suoi membri deriva dall'amore che arde nel seno della Trinità e imita i rapporti tra le Persone divine.
L'icona non si può dire mai del tutto compiuta; l'ultimo tocco spetta a chi la guarda, a chi si pone innanzi ad essa con atteggiamento di umile ascolto. Tutta la storia dell'umanità si anima e prende vita attorno a questo evento: Dio ha preso un volto d'uomo e tale Volto è il luogo privilegiato della sua Rivelazione.
"Dio, dal Quale proviene ogni paternità in cielo e in terra, Padre, che sei Amore e Vita, fa' che ogni famiglia umana sulla terra diventi - mediante il tuo Figlio, Gesù Cristo, "nato da Donna", e mediante lo Spirito Santo - sorgente di divina carità, un vero santuario della vita e dell'amore per le generazioni che sempre si rinnovano. Fa' che la tua grazia guidi i pensieri e le opere dei coniugi verso il bene delle loro famiglie e di tutte le famiglie del mondo. Fa' che le giovani generazioni trovino nella famiglia un forte sostegno per la loro umanità e la loro crescita nella verità e nell'amore. Fa' che l'amore, rafforzato dalla grazia del sacramento del matrimonio, si dimostri più forte di ogni debolezza e di ogni crisi, attraverso le quali, a volte, passano le nostre famiglie. Fa' infine, te lo chiediamo per intercessione della Sacra Famiglia di Nazaret, che la Chiesa in mezzo a tutte le Nazioni della terra, possa compiere fruttuosamente la sua missione, nella famiglia e mediante la famiglia. Per Cristo nostro Signore, che è la via, la verità e la vita, nei secoli dei secoli. Amen." (Giovanni Paolo II)
Angelo Vaccarella